L’aromaterapia è una scienza antichissima basata sull’uso degli olii essenziali, ossia delle sostanze volatili e fortemente odoranti delle piante, a scopo terapico. L’aromaterapia in realtà è molto di più: può essere considerata un connubio tra scienza, arte, storia e cultura che ha lo scopo di curare il corpo, la mente e l’anima. L’interesse per l’aromaterapia nasce dal fatto che si possono osservare effetti benefici sia sul piano fisico che su quello emozionale durante lo stesso trattamento.
Il termine aromaterapia ha significati diversi a seconda dei Paesi in cui viene usato; il termine aromaterapia non identifica esclusivamente l’utilizzo olfattivo degli olii essenziali, bensì comprende tutte le applicazioni: topica (massaggi, impacchi, applicazioni pure), inalatoria e orale. Pur avendo radici antichissime l’aromaterapia non è ancora riconosciuta dalla medicina occidentale ufficiale mentre trova largo spazio nelle medicine orientali (esempio l’aromaterapia ayurvedica).
In tutte le culture umane le piante aromatiche hanno goduto di uno status particolarmente importante, probabilmente, ed originariamente proprio per le loro caratteristiche organolettiche, per la loro “salienza percettiva”, che ne ha certamente favorito l’individuazione.Cenni all’utilizzo di resine, piante aromatiche, spezie, incensi ed olii grassi infusi di piante aromatiche si ritrovano nei testi sumerici. Purtuttavia, l’utilizzo a scopo terapeutico degli olii essenziali è molto più recente. Non ci sono infatti indicazioni storiche, letterarie o iconografiche, che indichino la conoscenza degli olii essenziali nell’antichità classica. Nonostante sia probabile che la teoria e la pratica della distillazione fossero conosciute in ambito arabo intorno al 1000 d.C., fu solo nell’alto medioevo che questa tecnica fu utilizzata per ottenere gli olii essenziali, e fu solo intorno agli anni venti del XX secolo che il chimico francese René Maurice Gattefossé contribuì alla rinascita dell’interesse per i trattamenti naturali, grazie ai suoi studi sulle proprietà medicinali dell’essenza di lavanda ed alle sue applicazioni ai militari feriti della prima guerra mondiale. Se a Gattefosse viene attribuita l’invenzione del termine “aromaterapia”, ad un altro medico francese, Jean Valnet viene riconosciuta l’opera fondamentale per la disciplina, intitolata Aromathérapie e pubblicata nel 1964.
In realtà l’uso delle proprietà aromatiche di molte piante è molto antico. Ad esempio il riferimento biblico a incenso e mirra non è casuale. L’incenso, conosciuto soprattutto per il suo uso durante le cerimonie religiose e funebri, viene estratto dalla Boswellia, pianta dell’antica medicina ayurvedica. Diverse ricerche (fondamentale quella di Edzard Ernst, pubblicata sul BritishMedical Journal nel 2008) ci hanno confermato la presenza in questa resina di numerose sostanze chimiche dotate di attività antinfiammatoria. La Boswellia si utilizza ormai da molti anni, ottenendo buoni benefici, nei pazienti con colite ulcerosa, Crohn o altre malattie croniche a carico dei bronchi come delle articolazioni. È ben tollerata e consente anche di ridurre il consumo di farmaci. In Italia Luca Fortuna è oggi considerato il maggiore esperto di aromaterapia, chiamato ad intervenire a latere della medicina ufficiale nei casi più difficili.
La mirra è una resina ricavata da una pianta tipica di penisola arabica, Mesopotamia e India (le stesse zone dove è d’altronde presente anche la Boswellia). Nell’antichità si usava soprattutto per aromatizzare e conservare le mummie. Il primo lavoro scientifico italiano sulla mirra è stato pubblicato 15 anni fa, su Nature, da Piero Dolora e dai suoi collaboratori del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Firenze, che hanno ben studiato il meccanismo di azione di alcune sostanze chimiche, presenti in questa resina, sui recettori per gli oppioidi, spiegandone così le capacità analgesiche. L’uso tradizionale, confermato da prove cliniche più recenti, ci consente di sfruttarne pienamente non solo le proprietà analgesiche, ma anche le capacità antinfiammatorie e antisettiche – provate da altri studi scientifici – che si rivelano particolarmente utili nella cura di gengiviti, afte, peridontopatie e nella terapia di ferite e ulcerazioni cutanee. In Arabia Saudita la mirra viene ancora oggi utilizzata per la cura e la protezione del piede diabetico. Ma mirra e incenso sono stati utilizzati fin dall’antichità come rimedi curativi non solo da singolarmente, ma anche insieme. Il «Balsamo di Gerusalemme», che per la sua attività antinfiammatoria è entrato a far parte di molte recenti farmacopee, è stato formulato, proprio grazie a queste due resine, nel 1719 nella farmacia del monastero di San Salvatore, nella città vecchia di Gerusalemme.